Sette giorni è il tempo medio della vacanza a New York: sono innumerevoli gli articoli di altri travel blogger o agenzie di viaggio che propongono itinerari di una settimana per visitarla. Mancava però la mia versione: racconterò quali sono state le attività principali durante le varie giornate e quanti km abbiamo percorso a fine giornata. Inoltre cliccando su questo link si aprirà una mappa di Google Maps dal nome “Il mio viaggio a New York” con pingati tutti i luoghi elencati nell’articolo. Ecco allora l’itinerario di 7 giorni a New York made by Take me on a Trip.
Prima di iniziare, vorrei contestualizzare il tutto: questo itinerario è quello che abbiamo seguito durante la nostra vacanza. Siamo stati a New York nel 2023, dal 19 al 25 Febbraio. Sicuramente non sarà perfetto e ha di sicuro delle parti migliorabili, ma ci ha permesso comunque di vedere quasi tutti i must della città.
Indice
ToggleGiorno 1 – Arrivo a New York
Partiti da Milano Malpensa, siamo arrivati a New York con un volo Emirates alle 18.30 circa ora locale. Preso un taxi, ci siamo subito diretti verso il nostro hotel, “Untitled” in Freeman Alley n°3, a due passi da Nolita. Mentirei se dicessi che a prima vista non ci siamo spaventati: L’entrata in questo stretto vicolo, coperto di graffiti e con un’atmosfera un po’ cupa, ci ha sorpresi all’inizio. Tuttavia, l’hotel si è rivelato una piacevole scoperta: economico, con colazione inclusa e un’atmosfera accogliente. La camera era piccola, ma confortevole. Vi consiglio di optare per una camera doppia solo se siete molto affiatati, poiché gli spazi sono veramente tanto ristretti. Inoltre, non è previsto il servizio di pulizia e cambio biancheria: non è un lato negativo ed è specificato al momento della prenotazione, ma mi sembra corretto specificarlo anche qui.

Dopo esserci sistemati, abbiamo affrontato la fame da jet-lag e ci siamo diretti a mangiare un trancio di pizza da Union Village Pizza. Per quanto riguarda il cibo a New York ho scritto un articolo dedicato.
Totale: 5 km.
Giorno 2 – Alla scoperta di Manhattan
Il secondo giorno sveglia presto per via del jet-lag, colazione on the go e via a camminare per le strade deserte: era infatti il “President Day” e per le strade di New York non c’era anima viva nonostante fosse lunedì. Ne abbiamo approfittato per una fantastica passeggiata “senza meta”, lasciandoci guidare solo da cosa vedevamo e cosa ci ispirava. Per prima cosa ci siamo diretti nella stazione della metro più vicina per comprare la Metrocard, l’iconica tesserina ricaricabile per la metropolitana. Approfittando della poca confusione per strada, ci siamo poi diretti verso Times Square che non sembrava nemmeno reale quanto era deserta: le luci così intense degli schermi pubblicitari alle 8 del mattino creavano un contrasto affascinante fra la città che non dorme mai e la città che si stava svegliando con più calma del solito. Dopo le foto di rito, ci siamo spostati alla Grand Central Station, per respirare quell’aria alla Serena van der Woodsen nella prima puntata di Gossip Girl (non negatelo, sapete benissimo di cosa sto parlando).

Come avevo già raccontato in questo articolo, abbiamo usufruito del biglietto CityPass, perciò ci siamo diretti all’Empire State Building per la visita e la salita all’osservatorio: semplicemente da togliere il fiato, nonostante la giornata non proprio favorevole. Dopo esserci riempiti gli occhi di meraviglia sull’ESB, ci siamo diretti verso una tappa fondamentale per tutti i Potterhead: lo store di Harry Potter a New York dove è possibile acquistare le bacchette dei personaggi, toghe, cioccorane, libri, pergamene e qualsiasi altro gadget legato al mondo creato da J. K. Rowling. Dopo una parentesi più giocosa, abbiamo camminato verso il Financial District e ci siamo diretti verso quella che sarebbe stata la parte più emozionante del viaggio, ovvero il memoriale dell’11 settembre, anch’esso compreso con il CityPass. Non ho parole per descrivere quello che ho visto e sentito, se non che la sola visita a questo posto vale l’intero viaggio a NY. Per riprenderci emotivamente dal memoriale, ci siamo diretti verso l’iconico Brooklyn Bridge: illuminato dalla luce del tramonto e brulicante di gente che passeggiava osservando le bancarelle degli ambulanti, ci ha fatto subito tornare il buonumore.

Dopo essere tornati in Hotel in metro, ci siamo lanciati nell’ultima attività della giornata: il pastrami di Kat’s Delicatessen. Ammetto che all’inizio ero un po’ titubante, ma mi sono perdutamente innamorata di questo sandwich con all’interno una quintalata di carne simil roast beef, leggermente piccantino per via della senape. Tanto semplice quanto buono.
Totale: 27,1 km
Giorno 3 – La Libertà che guida il popolo e DUMBO
Il terzo giorno lo abbiamo dedicato alla storia: abbiamo infatti visitato la Statua della Libertà ed Ellis Island con il museo dell’immigrazione. Anche questa esperienza faceva parte del pacchetto CityPass: ci siamo diretti in metro al Battery Park, situato a Sud-Ovest del Financial District, luogo in cui sarebbe partito il nostro battello. Dopo i controlli previsti (tipo aeroportuali) ci siamo imbarcati alla volta di Liberty Island: essendo febbraio, faceva abbastanza freddo sul ponte della nave, ma vedere questa dama azzurra stagliarsi nel cielo senza i filtri dei finestrini del ferryboat è un’esperienza unica.

Una volta sbarcati sull’isola è possibile acquistare separatamente i biglietti per la salita sulla statua. Compreso con il biglietto CityPass, invece, c’è la visita allo Statue of Liberty Museum, una mostra dedicata al progetto e alla costruzione de “La Libertà che illumina il Mondo”. Preso un altro traghetto, ci siamo diretti ad Ellis Island, ovvero il luogo in cui tutti gli immigrati che si dirigevano verso New York sbarcavano per espletare i controlli sanitari e burocratici: in questo luogo è possibile visitare il museo dell’immigrazione e, passeggiando per le sue stanze, è possibile capire i motivi per cui NY sia un melting pot di così tante culture e nazionalità. Dopo aver passato la mattinata tra isole e battelli, siamo tornati a Manhattan dal Battery Park e ci siamo diretti nel cuore pulsante della finanza mondiale: Wall Street. Dopo un breve giro alla ricerca del famigerato Toro (dove non abbiamo fatto la chilometrica fila per fare la foto con il bronzeo bovino), abbiamo passeggiato fra mastodontici palazzi dai nomi altisonanti. Successivamente, abbiamo deciso di spostarci alla volta di Brooklyn per godere della vista sullo skyline notturno di Manhattan da DUMBO,

acronimo di Down Under Manhattan Bridge Overpass: una zona fluviale rimodernata negli anni novanta, diventata ora un fiore all’occhiello della grande mela. Che sia di giorno o di sera, un passaggio qui deve essere fatto per avere la sensazione di poter tenere Manhattan fra le mani. Tornati al Financial District con il ferry boat (mezzo di trasporto molto utilizzato dai newyorkesi) e dopo una breve passeggiata fra le vie deserte della Borsa, siamo tornati alla base.
Totale: 11,9 km
Giorno 4 – Fra parchi, musei e rooftop nebbiosi
Riposati dopo non aver esagerato il giorno precedente e carichi del fatto che fosse il mio compleanno, il quarto giorno ci siamo svegliati relativamente presto per esaudire un mio grande desiderio: vedere la statua di Balto a Central Park. Era la prima volta che ci approcciavamo al parco cittadino più famoso al mondo ed il primo pensiero ad esso correlato non ha potuto che essere “ma quanto è grande?!”: ci vorrebbe una settimana intera solo per visitare lui ed ammirare le decine di statue iconiche sparse qua e là. Dopo esserci sentiti dei veri abitanti della grande mela passeggiando per il polmone verde di Manhattan, siamo sbucati nella Avenue più chic della città: la 5th Av. Qui hanno sede le boutique dei marchi più esclusivi del mondo.
Sulla quinta è ubicata anche la chiesa cattolica più famosa di New York, ovvero la St. Patrick Cathedral: imponente edificio neogotico che però sembra una formica se comparato al vicino Rockefeller Center. Se la Cattedrale di San Patrizio è luogo di pellegrinaggio per quanto riguarda il cattolicesimo, proprio di fronte ad essa è presente una specie di Mecca per un’altro tipo di religione, ovvero quella dei mattoncini componibili: dall’altra parte della strada, di fronte al sagrato della cattedrale, è presente il famoso Lego Store della 5th Avenue.

Da qui ci siamo diretti ad un altro punto di interesse collegato al CityPass, ovvero l’American Museum of Natural History: celeberrimo set del film “una notte al museo” con Ben Stiller e Robin Williams, ma non solo. Qui è possibile ammirare scheletri di dinosauri, minerali, fossili, animali in generali e, menzione d’onore, al planetario interattivo. Per gli appassionati di scienza (ma non solo) è una tappa obbligata. Consiglio di prendersi il pomeriggio libero per visitare tutta l’imponente struttura. Dopo il pieno di cultura, abbiamo usufruito della salita alla terrazza panoramica del Top of the Rock, sempre facente parte del CityPass. Non ho un bel ricordo di questo momento perché siamo stati particolarmente sfortunati per via del meteo: pioveva, faceva freddo e c’era la nebbia. E’ stato suggestivo però vedere i grattacieli residenziali vicino a Central Park che si tuffavano nelle nuvole e non potevamo vederne la fine. Per festeggiare il mio compleanno abbiamo deciso di regalarci un’esperienza culinaria senza precedenti: abbiamo trovato uno speakeasy del sushi situato in uno scantinato nella zona di Broadway. Qui non c’era posto, ma il personale ci ha consigliato di prenotare in un altro locale facente parte di questa stramba “catena”, ovvero sushi by Bou: abbiamo perciò raggiunto la location, cioè la hall di un hotel e, dietro ad una pesante tenda di velluto, si celava un localino dalle luci soffuse, cocktail da urlo e sushi omakase a dir poco strepitoso. Conto salato, ma esperienza unica nel suo genere. Se la hall di un hotel o uno scantinato non sembrano location allettanti, sarete lieti di scoprire che il terzo locale è situato all’interno di un negozio di fiori e piante che la sera si trasforma in un sushi restourant.
Totale: 21,1 km
Giorno 5 – Vecchi e nuovi quartieri
Il quinto giorno abbiamo deciso di vedere la città da una prospettiva diversa attraverso la funicolare che porta a Roosvelt Island: il biglietto è compreso con la metrocard dei trasporti pubblici e permette di volare sopra l’East River. Dopo una breve passeggiata nell’isoletta, ci siamo diretti a Chelsea Market, un luogo che non necessita di tante presentazioni: si tratta di un mercato coperto, situato nel vivace quartiere di Chelsea, che accoglie una straordinaria varietà di banchi gastronomici, ristoranti e negozi di specialità di un sacco di diverse culture. Per smaltire le prelibatezze assaggiate nel market, abbiamo passeggiato per la High Line: un parco lineare realizzato riqualificando alcuni tratti della ferrovia sopraelevata cittadina, in particolare quello decorrente nel lato occidentale di Manhattan. Febbraio certamente non è il mese ideale per ammirare piante rigogliose e coloratissimi fiori, che invece saranno presenti in bella stagione, ma questa passeggiata “con la testa fra le nuvole” offre una veduta diversa. Camminando e passeggiando ci siamo ritrovati nel futuro: siamo finiti nel nuovissimo quartiere di Hudson Yards, una zona avveniristica caratterizzata da alcuni tra i grattacieli più alti, tecnologici e iconici dello skyline di New York. Uno fra tutti il 30 Hudson Yards: questa montagna di acciaio e vetro alta più di 400 m (più alta dell’Empire State Building) è il secondo grattacielo ad uso uffici commerciali più alto della città. Quasi alla sommità è presente una terrazza panoramica (il The Edge) con le pareti di sicurezza trasparenti (ed anche alcuni punti del pavimento!) che offre una spettacolare vista su tutta la città di New York ed il vicino stato del New Jersey fino a Liberty Island..

Spettacolare al tramonto, questa salita non era compresa con il pacchetto di CityPass, ma vale assolutamente la pena: è necessario prendere i biglietti e prenotare l’orario di salita attraverso il loro sito internet.Sulla terrazza panoramica è presente un cocktail bar: per quanto possa essere spettacolare la vista da lassù e per quanto possa essere attraente l’idea di sorseggiare un drink ad altezza elicottero, non fatevi abbindolare perché costano un rene e non sono nemmeno buoni. Tornati con i piedi per terra, da buoni italiani, non potevamo non fare un giretto per l’iconica Little Italy in versione serale: tutta illuminata dalla parole di “Volare” e costellata da decine e decine di locali dai nomi più italianamente pacchiani possibili.
A New York hai il mondo a portata di mano e me ne sono resa conto ancor di più spostandomi da Little Italy a China Town: nell’arco di una via i ristoranti italiani hanno lasciato spazio a lanterne cinesi in ogni dove, pittogrammi e banchi con frutti mai visti. Piccolo aneddoto: sono rimasta shoccata dal vedere l’insegna del McDonalds con le scritte in cinse nel centro di una delle città più importanti degli Stati Uniti d’America.
Per un istante ho pensato di essere finita in Asia.
Totale: 21,1 km
Giorno 6 – BBQ Tour
Il sesto giorno è stato uno dei miei preferiti perché abbiamo preso parte ad un tour guidato del BBQ: Bronx, Brooklyn e Queens. Abbiamo scelto questo tour per vedere zone di NY che non avevamo avuto l’opportunità di esplorare durante i giorni precedenti. Il pacchetto comprendeva una guida in inglese e gli spostamenti in pullman attraverso le varie zone della città.
Raggiunto il luogo di ritrovo in Manhattan, siamo partiti alla volta del borough più controverso della Big Apple: The Bronx. La prima tappa è stata l’Apollo Theatre nella zona di Harlem: club musicale culla dei più famosi artisti afroamericani, fra cui Ella Fitzgerald, i Jackson Five, Etta James, Stevie Wonder e tanti altri. In seguito ci siamo spostati verso l’altro grande “teatro” del Bronx, seppur per eventi diversi: lo Yankee Stadium. Dopodiché il pullman ci ha condotti nel cuore pulsante di questo distretto per ammirare uno fra i più famosi graffiti della zona, quello dedicato a Big Pun, un rapper di origini portoricane cresciuto nel Bronx, prematuramente scomparso nel 2000. Non posso dire di non essermi sentita al sicuro in questa parte della città, ma qualche soggetto poco raccomandabile lo abbiamo visto perciò conviene avere sempre un occhio di riguardo.
Risaliti in pullman ci siamo diretti verso il Queens: abbiamo percorso vie residenziali piene delle classiche casette americane con giardino, così diametralmente lontane dal concetto di città da chiedersi: “Ma siamo ancora in New York?”. Spoiler: sì. La tappa successiva è stata l’Unisphere: la più grande rappresentazione del globo terrestre sul globo terrestre.
Dopo aver costeggiato innumerevoli cimiteri (“Se a New York vedi un cimitero, vuol dire che molto probabilmente ti trovi nel Queens”), e oltrepassato altrettanti ponti, siamo approdati nel borough più famoso dopo Manhattan: Brooklyn, anch’esso (come del resto buona parte della città) investito da una recente ondata di ammodernamento e riqualifica.

Un esempio di questa ondata d’aria fresca è di sicuro la Bushwick Collective: un vibrante mosaico di arte urbana, caratterizzato dalla presenza di numerosissimi murales realizzati per abbellire le pareti dei palazzi permettendo agli artisti di esprimere tutta la loro creatività. Risaliti in autobus, abbiamo percorso quartieri che sembravano distanti anni luce da New York: abbiamo infatti percorso le strade abitate dagli ebrei ortodossi facenti parte del movimento Satmar, dove i manifesti e le scritte sugli scuolabus sono in ebraico.

Attraversando caleidoscopi di culture, ci siamo diretti nel quartiere DUMBO dove abbiamo potuto ammirare lo skyline di New York questa volta in versione diurna sotto ad un cielo azzurro primaverile (anche se l’aria proveniente dal Canada era a dir poco gelida). Risaliti un’ultima volta sul pullman, siamo tornati in quel di Manhattan.
Consiglio vivamente un’esperienza del genere perché c’è una differenza tra meravigliarsi di New York per ciò che si vede e meravigliarsi capendo ciò che si sta osservando grazie alle appassionate parole di una guida locale.
Totale: 15,4 km
Giorno 7 – Goodbye NY
Dopo una settimana a New York non avevamo ancora fatto colazione con uno dei tipici Chocolate Chip Cookie ed allora ci siamo diretti dalle parti dell’Upper East Side (Gossip Girl sei tu?) per mangiare questi rinomati biscotti da Levain Bakery: una vera bomba. Per rimanere leggeri e proseguire sull’onda dei cibi tipici newyorkesi, ci siamo lanciati su alcuni dei bagel più farciti che io abbia mai visto, quelli di “The bagel shop”.
Dopo esserci riempiti gli occhi ed il cuore per l’ultima volta in questo viaggio, abbiamo caricato i nostri bagagli in metropolitana e ci siamo diretti alla volta del JFK International Airport per rientrare a Milano con un volo notturno operato sempre operato da Emirates.
Totale: 11,8 km.
Con un totale complessivo di ben oltre 112 km in una settimana (a piedi!), posso dire di essermi fatta un’idea di questa meravigliosa città, ma ho già voglia di tornarci.
E voi siete mai stati nella Big Apple? State pianificando di andarci? Avete seguito un itinerario simile al nostro o avete seguito un percorso diverso? Fatemelo sapere nei commenti e se trovate utile questo articolo, condividetelo sui social!
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